IL GIARDINO NELLA BIBBIA

Il giardino nella Bibbia è un luogo di silenzio, di incontri, di profumi... di vita e resurrezione.
La Bibbia ha un ricco vocabolario per indicare il giardino: i termini più importanti sono due: “Gan” – “Eden”. Il primo, indica un luogo pieno di bellezza; l’altro è ‘paradeison’, una parola a noi familiare che traduciamo con ‘paradiso’.
L’Eden ci rimanda alle prime pagine del primo libro della Bibbia (Gen 2,8), là dove si dice che <<Dio piantò un giardino in Eden, ad Oriente, e vi collocò l’uomo che aveva modellato>>. Il processo di umanizzazione avviene nel giardino delle delizie che Dio offre ad ogni uomo e ad ogni donna. Papa Francesco ricorda nella Laudato si’ il fine di tutto questo: <<I testi biblici ci invitano a “coltivare e custodire” il giardino del mondo (Gen 2,15). Mentre ‘coltivare’ significa arare o lavorare un terreno, ‘custodire’ vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura>> (n. 67).
Va poi ricordato che ‘custodire’ è lo stesso verbo attribuito a Dio. Il Salmo 121 ricorda che <<Dio è il tuo custode che non si addormenta e non ti lascia cadere>>. Il Creatore, poi, cammina nel giardino ‘alla brezza del giorno’ (Gen 3,8). L’uomo deve imitare il Creatore, nella cura che Dio ha per il cosmo e per l’uomo stesso.
Un altro importante riferimento al giardino si trova nel Cantico dei Cantici, il libro poetico che parla dell’amore tra due innamorati. Nel cap. 4,12 il protagonista dice alla sua amata: <<I tuoi germogli sono un giardino di melograni, con frutti squisiti>> (4,13). Qui si dice che solo l’amore porta frutti, e che i germogli della relazione diventano un giardino per tutti.
Un terzo importante riferimento lo troviamo in Isaia, là ove il profeta consola Gerusalemme: <<Davvero il Signore ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le sue rovine, rende il suo deserto come l’Eden, la sua steppa come un giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e melodie di canto!>> (51,3). Il Signore desidera rendere ciascuno di noi come un giardino, per poter gioire, ringraziare e cantare.
Nel cap. 58,11 di Isaia, poi, c’è una personificazione del giardino per coloro che fanno del bene: che cioè, “tolgono di mezzo l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, che aprono il cuore all’affamato, saziano l’afflitto di cuore”. A chi si comporta così vien detto: <<Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono>>. Amando possiamo vivere la nostra vita e far vivere quella altrui come in un bel giardino.
Nei Vangeli si parla di quel giardino in cui Gesù ha vissuto l’inizio della sua Passione: <<Poi uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino>> (Gv 18,1).
Gesù viene poi sepolto in un giardino: <<Nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era ancora stato posto>> (Gv 19,41). In quel luogo Gesù risorto appare per la prima volta ad una donna, la Maddalena, la quale in un primo momento pensa di trovarsi di fronte al “custode del giardino” (Gv 20,15).
Il giardino è all’inizio della Bibbia, ma anche alla fine. Nell’Apocalisse la nuova Gerusalemme si trova nel giardino (22,1-2).

 

IL GIARDINO NELL’ISLAM

Secondo la visione dell’Islam il giardino è una meraviglia per i cinque sensi. Esso richiama il silenzio, il riposo, la contemplazione. Rimanda al paradiso dell’aldilà, un luogo creato da Allah per i giusti: <<Allah ha promesso giardini agli uomini e alle donne credenti, nei quali scorrono fiumi, per abitarci e dimorarci per sempre. È soprattutto questo il piacere del magnanimo Allah>> (Corano 9,72).
Riferimenti sullo smaltimento dei rifiuti sono presenti anche nella Bibbia. In essa appare, ad esempio la discarica della Geenna, che si trovava a Gerusalemme. In quel posto, anticamente si celebrava il culto del dio cananeo Moloch, al quale venivano sacrificate addirittura vittime umane: col passare del tempo divenne una vera e propria discarica delle immondizie della città, dove un fuoco perenne bruciava i rifiuti. E così il termine ha assunto il simbolo dell’inferno e della dannazione. Gesù ne parla nel Vangelo di Marco, minacciando i peccatori (9,43-48). 

 

 

 

 

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