I RIFIUTI NELLA BIBBIA

Riferimenti sullo smaltimento dei rifiuti sono presenti anche nella Bibbia. In essa appare, ad esempio la discarica della Geenna, che si trovava a Gerusalemme. In quel posto, anticamente si celebrava il culto del dio cananeo Moloch, al quale venivano sacrificate addirittura vittime umane: col passare del tempo divenne una vera e propria discarica delle immondizie della città, dove un fuoco perenne bruciava i rifiuti. E così il termine ha assunto il simbolo dell’inferno e della dannazione. Gesù ne parla nel Vangelo di Marco, minacciando i peccatori (9,43-48). 
La Bibbia però, più che rifiuti, parla contro lo spreco, invitando il popolo a distribuire equamente le risorse, così da non buttare nulla. Ad esempio, quando il popolo di Israele stava per uscire dall’Egitto, Mosè dà questo ordine: «Se una famiglia è troppo piccola per mangiare un agnello, dovrà unirsi alla famiglia più vicina, quella che abita accanto, tenendo conto del numero delle persone» (Es 14, 4-5).
La Bibbia poi ha innumerevoli passi che riguardano la sobrietà, e norme per il riposo della terra e degli animali: «Per sei anni coltiverai la tua terra e ne raccoglierai i prodotti, ma nel settimo anno non la lavorerai e la lascerai incolta. Quel che vi crescerà, lo mangeranno i poveri del tuo popolo e quel che rimane sarà divorato dalle bestie selvatiche. Devi fare lo stesso per la tua vigna e per il tuo uliveto. Lavora sei giorni e il settimo riposati; così possono riposare anche il tuo bue e il tuo asino e possono riprendere le forze i figli della tua schiava e lo straniero» (Es 23, 10-12).
Nella Bibbia vi è poi la norma del Giubileo. Ogni cinquanta anni esso ingiungeva al popolo d’Israele il riposo della terra (per cui erano vietati semina e raccolto), la restituzione della terra al primitivo proprietario, quando un ricco se ne fosse impossessato, e la liberazione degli schiavi. Erano norme per una maggiore giustizia distributiva e contro la cultura dello scarto delle persone.

 

COMMENTO CIRCA IL PRESENTE

Oggi abbiamo perduto il senso delle sue stesse misure, tanto che il 2% delle produzioni agrarie resta nei campi. Solo in Italia, con questi prodotti non utilizzati potremmo risparmiare 700 milioni di euro all’anno. Nella pattumiera delle nostre case entrano quasi 1.000 kCal al giorno, poco meno della metà del fabbisogno calorico di una persona adulta.
In Europa lo spreco di cibo è di circa 90 milioni di tonnellate, cioè otto chili a testa di media. Il miliardo abbondante di tonnellate che ogni anno nel mondo vengono sprecate potrebbero sfamare due miliardi di individui sul pianeta, il doppio di quanti oggi sono colpiti da denutrizione.
Oltre a sprecare il cibo, l’uomo getta abitualmente anche autentici “tesori“, parte integrante del suo quotidiano stile di vita: in uno smartphone ci sono 24 milligrammi d’oro, 0,3 milligrammi d’argento, 10 milligrammi di palladio, 1 milligrammo di platino, 25 grammi di alluminio, 15 grammi di rame. Considerando che in Italia oltre il 60% dei cellulari non viene riciclato, significa che gettiamo via quasi 200 chili di oro, quasi 2 tonnellate di argento e così via. Più di 30 milioni di euro ogni anno.
Dice il profeta Ezechiele: «Getteranno l’argento e l’oro come rifiuti per le strade. Quando io, il Signore, sfogherò la mia collera l’argento e l’oro non li salveranno, non li sazieranno, né potranno soddisfare i loro desideri. Sono stati proprio l’argento e l’oro a farli inciampare nel peccato» (7, 19).
Gli fa eco il profeta Isaia: «Perché spendere soldi per un cibo che non sazia? Perché date tutto quel che avete per qualcosa che non soddisfa? Datemi retta e mangerete bene, vi sazierete di cibi deliziosi. Datemi retta e venite a me! Ascoltatemi e vivrete» (55,1-3).
Forse la chiave del futuro è proprio tutta qui …

 

RIFIUTARE LE PERSONE

Il termine ‘rifiuto’ e il verbo ‘rifiutare’ si possono applicare anche alle persone. Essi indicano l’esatto contrario di parole quali ‘accoglienza’, ‘premura’, ‘cura’.
Nella Bibbia tutti i profeti (e poi Gesù stesso) sono stati rifiutati dal loro popolo.
La Bibbia poi è molto chiara sull’accoglienza dello straniero (tema di grande attualità): <<Non molesterai lo straniero né lo opprimerai, perché anche voi siete stati stranieri nel paese d’Egitto>> (Es 22,20). <<Lo straniero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati stranieri nel paese d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio>> (Lev 19,33). <<Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto>> (Deut 10,19).
Non dimentichiamo, infine, che l’ultimo esame della nostra esistenza (il cosiddetto ‘Giudizio finale’) verterà proprio sul tema dell’accoglienza (vedi Mt 25, 31-46).

 

DALLA LAUDATO SÌ’ – INQUINAMENTO, RIFIUTI E CULTURA DELLO SCARTO

 Probabilmente non è un caso che uno dei primi paragrafi dell’enciclica Laudato si’ tratti di “Inquinamento, rifiuti e cultura dello scarto”. Ne riportiamo integralmente due paragrafi:

  1. C’è da considerare anche l’inquinamento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura. Tanto i rifiuti industriali quanto i prodotti chimici utilizzati nelle città e nei campi, possono produrre un effetto di bio-accumulazione negli organismi degli abitanti delle zone limitrofe, che si verifica anche quando il livello di presenza di un elemento tossico in un luogo è basso. Molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone.
  2. Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura. Rendiamoci conto, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivori, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova generazione di vegetali. Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi.

Papa Francesco dall’inizio del suo pontificato ha parlato tante volte di “cultura dello scarto”. Ne riportiamo alcuni tra i passi più significativi:
Uomini e donne “sacrificati”
«Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. Noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità».
Mentalità comune che contagia tutti
«Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano».
Le conseguenze
«Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato».
Lo spreco quotidiano di cibo
«Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo però che San Francesco diceva: «Il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame».

 

 

 

 

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