Fascerò quella ferita e curerò quella malata (Ez. 34,16)

 

 

 

Non è l’uomo la prima delle creature di Dio, bensì gli animali e il Signore li benedì come fece per l’uomo e la donna “Siate fecondi e moltiplicatevi” (Gen. 1, 21-22.28). Non è il creatore a imporre i nomi agli animali da lui creati, bensì l’uomo. Il nome è l’essenza stessa dell’essere, è quel che lo distingue e raffigura, è la sua stessa realtà, l’identità (non un generico leone, gatto, pesce, uccello). Per un pastore il gregge è un prolungamento della sua stessa vita, quel che gli permette di esistere e per il quale ha rispetto e premura tanto da dare un nome ad ogni agnellino perché prezioso ai suoi occhi, egli va a cercare la pecora perduta e offre la propria vita per essa.
La specie umana interagisce da sempre con gli animali ed il mondo vegetale, in quanto parte di questa avventura evolutiva, in essa infatti co-evolve ed è profondamente connessa. La protezione delle specie naturali nelle sue diversità significa quindi avere cura della nostra casa comune. In questo senso il ‘dominio’ deve trasformarsi in prendersi cura, garantendo il benessere di ciò che, a noi umani, è affidato.

 

 

 

 

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