Riportiamo l'articolo di Pino Pignatta pubblicato su "Famiglia Cristiana" n.13 del 1 Aprile 2018
L’oratorio con un parco enorme aperto a tutti, senza recinti o muri di confine: nasce dalla città e restituisce sé stesso alla città. Un campo· di calcio normale, uno di calcio a 5, il basket, l'anfiteatro, una pista polivalente e la chiesa che "osserva" tutto questo, come una "finestra" sul mondo.
E poi c'è Emanuela Varesi, la responsabile, sulla cinquantina, una sorta di manager dedicata all'organizzazione delle iniziative e del tempo: 200 bambini tra Comunione e Cresima, 70 ragazzi del "post Cresima" trenta giovani delle superiori. È impiegata part-time: il risultato è un oratorio che gira come un orologio svizzero.
La pensata è di don Felice Castellani, parroco di San Giuseppe Lavoratore, la comunità ecclesiale più grande di Fidenza, circa 6 mila anime, di cui il 7-8 per cento immigrati, dal Nord Africa e dall'ex Europa dell'Est. Spiega: «Il lavoro di Emanuela è prezioso, e anche quello di tutti i laici appassionati che mi aiutano. Abbiamo deciso di usare parte dei fondi della parrocchia a una risorsa dedicata all'oratorio. L'obiettivo è tenere i ragazzi con noi, su un percorso di crescita umana e spirituale, in modo che dopo la Cresima le "fughe" dalla preghiera e dalla presenza non portino a quel deserto che troppe volte si riscontra nelle parrocchie. Serve un impegno di relazione e di dialogo costante, ben organizzato».
Emanuela aggiunge: «Ho giovani universitari che si spendono con me, ogni giorno, perché i ragazzi non ci abbandonino dopo i primi passaggi "obbligati" della vita cristiana, Comunione e Cresima». Precisa don Felice: «Un lavoro che dà frutti consolanti rispetto alla media, grazie al coinvolgimento dei genitori, ai quali chiediamo di partecipare una volta al mese alle catechesi per adulti».
La parrocchia è intitolata a San Giuseppe Lavoratore, quindi la festa di rito è il 1° maggio, ma lo è stata anche lo scorso 19 marzo, giorno in cui la chiesa è rimasta aperta dall'alba al tramonto. Siamo entrati, accolti da un sottofondo d'organo, con il Crocifisso che, visto dagli ultimi banchi, si staglia contro il blu intenso delle vetrate. Una Messa feriale al giorno nella cappella dell'adorazione, alle 18. Poi tre celebrazioni nel fine settimana: pre-festiva il sabato, e alle 8.30 e 10.30 la domenica.
Annuncia un cartello all'entrata: «Da 50 anni al servizio del quartiere». E la dedica è a San Giuseppe Lavoratore perché la prima comunità era nata, nel 1965, proprio in una zona della città abitata quasi esclusivamente da operai e artigiani. Una parrocchia che - oltre a un'attenzione costante alle frontiere del disagio in città, famiglie in difficoltà e casi gravissimi, e a un centro d'ascolto in collegamento con i Servizi sociali - ha una forte anima missionaria e un rapporto storico con l'India: grazie a lasciti e alla carità, è stato fondato un villaggio con 30 case a schiera per i lebbrosi, a nord della capitale, Nuova Delhi.
«Una comunità generosa. Ogni anno mandiamo in India circa 100 mila euro», rivela con orgoglio don Felice. «Sono un parroco fortunato».
IL PARROCO: QUEL MAGNIFICAT IN VESPA
Nato a Ragazzola, nella Bassa emiliana, don Felice Castellani, 82 anni, ha svolto tutti gli studi a Fidenza (Parma). Per circa un decennio è stato al Centro giovanile Don Bosco; poi per altri dieci anni direttore del settimanale diocesano Il Risveglio. Dal 1984 è parroco nella chiesa di San Giuseppe lavoratore. In tutto, 58 anni di sacerdozio. «Alla fine della mia prima Messa il cardinale Tonini mi disse: "Adesso, mentre torni a Fidenza, in Vespa, canta il Magnificat". La mia vita da prete è cominciata cosi».