Fidenza, 30 gennaio 2011 - S. Messa con attenzione alla Vita Consacrata
l'intervento di Madre Ermelinda
Ringrazio Don Felice per aver voluto, insieme alla comunità parrocchiale, volgere I'attenzione sull'importanza della Vita Consacrata, la cui giornata mondiale ricorre il 2 febbraio.
Sono presenti a questa celebrazione Eucaristica Ie tre comunità religiose presenti a Fidenza: Canossiane, Sacramentine e Domenicane; Varietà di carismi e testimonianza di unità. Tutte abbiamo ascoltato I'invito di Cristo a seguirlo e con generosità abbiamo lasciato tutto e con la nostra vita continuiamo ad operare e a testimoniare l’amore immenso di Cristo all'umanità.
Ma chi sono i consacrati?
Per richiamare la vostra attenzione sulIa Vita Consacrata mi piace leggere il pensiero del nostro Papa Benedetto XVI espresso in occasione della giornata della Vita Consacrata nel 2010.
"La Vita Consacrata... testimonia la sovrabbondanza d'amore che spinge a "perdere" la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza d'amore del Signore, che per primo ha "perduto" la sua vita per noi". Con la Vita Consacrata i religiosi sono chiamati a seguire più da vicino Gesù povero, casto e obbediente al Padre. La persona che avverte questa vocazione "lascia" tutto, persino la propria vita, per ritrovare il Tutto e ritrovarsi nel Tutto. II Tutto è Dio. Qualcuno potrebbe chiedersi: "ma com'e possibile che un ragazzo o una ragazza decida di rinunciare alla bellezza della vita matrimoniale, al dono dei figli, ad avere un casa, un lavoro e a tutto ciò che la vita "normale" permette di avere per andarsi a "chiudere" in un convento o addirittura in un Monastero di clausura? La risposta è semplice: la persona che fa un tale passo è stata chiamata da Dio. Ha ricevuto un dono dall'alto, è stata toccata dall'Amore di Dio, ha fatto I'esperienza che non c'e al mondo un amore più grande, più vero, più esaltante, più entusiasmante, più fedele dell'Amore di Dio e segue Cristo con i voti (castità, povertà, obbedienza) e seguendo lo specifico carisma di un Fondatore o Fondatrice. Adesso ci chiediamo: "ma da dove il religioso (e in generale il consacrato) trae la forza, il coraggio, lo slancio per testimoniare la sovrabbondanza d'amore che lo spinge a "perdere" la propria vita? Come fa il religioso, in altre parole, ad essere fedele alla sua vocazione, nonostante Ie tentazione e Ie debolezze a cui è soggetto? Ebbene, si mette ai piedi del Crocifisso, accanto a Maria e al discepolo amato. Guardando il Crocifisso, il religioso, impara a comprendere sempre e nuovamente cosa significano la castità, la povertà e l’obbedienza per il Regno dei Cieli: significano fecondità spirituale.
II nostro modello di vita quindi è Maria, la perfetta consacrata: Maria è Madre perché è Vergine; Maria è Madre perché ha obbedito all'angelo del Signore; Maria è Madre perché I'Altissimo ha guardato I'umiltà (la povertà ) della sua serva.
La Parola di Dio ascoltata nel Vangelo di oggi dimostra come la vita consacrata incarna Ie beatitudini.
Gesù porta sulla montagna i suoi discepoli. (Anche noi siamo state invitate in un luogo privilegiato per ascoltare i suoi insegnamenti).
Li stacca per un momento dal solito scorrere del tempo e delle cose da fare. Su questo monte Gesù fa intravedere ai suoi discepoli un mondo rovesciato: è il mondo delle beatitudini, dove Ie regole sembrano davvero capovolgersi, e si inaugura un modo nuovo di relazionarsi con la realtà e Ie persone.
Gesù maestro non ha delle regole da dare, non ha in mente obblighi e sanzioni con cui minacciare chi non obbedisce.
Le beatitudini sono una pura proposta di vita, un progetto di un mondo nuovo che non si basa sul potere, sulla ricchezza e il successo, ma si fonda sulla povertà, la mitezza, la ricerca della giustizia, la pace...
L'unica cosa che viene richiesta e crederci, fidarsi. Se ci si fida, allora il sogno diventa reale, e il mondo delle beatitudini si sostituisce al nostro mondo che tante volte ci appare come un incubo, fatto di violenze, ingiustizie, guerre, arrivismo. Ci siamo anche noi attorno a Gesù sulla montagna ad ascoltare queste parole cosi strane, ma se le ascoltiamo con il cuore, lo allargano all'infinito e ci fanno vedere quello che il nostro pessimismo non ci fa vedere.
La prima beatitudine dice: beati voi poveri (nostro voto di povertà).
E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi. No. II progetto di Dio e più profondo e vasto. Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell’altra vita! Beati, perché c'è più Dio in voi, c'è più libertà, meno attaccamento all'io e alle cose.
Beati perché custodite la speranza di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano nazioni ricche fino allo spreco e popoli poverissimi. Voi preparate un future buono:
costruite pace, nel lavoro, nella famiglia, nelle istituzioni; proponete la giustizia e I'onestà anche nelle piccole cose....
La seconda è la beatitudine più paradossale; Beati quelli che sono nel pianto. Felicita e lacrime mescolate insieme, forse indissolubili. Dio è dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore! Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te . Dio non ama il dolore, è con te nel riflesso più profondo delle tue lacrime per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza. La parola chiave delle beatitudini è felicità. Sant'Agostino, che scrive un opera intera sulla vita beata, scrive: abbiamo disputato sulla felicità e non conosco valore che maggiormente si possa ritenere dono di Dio. Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità. Felicità è uno dei nomi di Dio.
...e noi ne siamo convinte: la nostra vita è permeata di felicità e di libertà.
Noi siamo felici, perché abbiamo seguito Cristo e continuiamo la sua missione nel mondo.
Pregate per noi, perché continuiamo ad essere felici e a dare felicità a tutti quelli che incontriamo!