LETTERA PASQUALE DEL PARROCO
Carissimi parrocchiani,
C’è un detto popolare che suona così: “ Natale coi tuoi e Pasqua con chi vuoi…” L’origine del proverbio è chiara: Natale infatti da sempre è la festa dell’intimità famigliare, favorita anche dalla stagione invernale, almeno per noi. Pasqua invece, cadendo in primavera e con il lungo week end che l’accompagna favorisce naturalmente vacanze lontane da casa. Tutto questo però di fatto frena i cristiani dal vivere intensamente le radici della loro fede: la Morte e la Risurrezione di Cristo, nucleo centrale della fede cristiana. La Pasqua appunto, cioè la festa più antica e più solenne della cristianità, certamente più grande del pur santissimo Natale del Signore.
Da essa si può uscire rigenerati da una nuova forza di fede, specie per essere fedeli alla Messa festiva “Pasqua settimanale” e rinforzati in una vita di maggior solidarietà verso i “poveri cristi” crocifissi dal dolore, dalla povertà o dalla attuale paura di un futuro poco…pasquale.
Il significato profondo della Pasqua è nella grande Veglia.
Fin dalle antiche origini apostoliche della Chiesa, i primi cristiani, liberi o prigionieri, nelle case o nelle catacombe, hanno dato origine alla grande Veglia della intera notte pasquale, in attesa della Risurrezione all’alba della nuova Domenica, cantando inni, leggendo la Parola, amministrando i Battesimi ai nuovi catecumeni e celebrando l’Eucaristia con la “frazione del Pane”.
Purtroppo negli ultimi secoli e fino agli anni cinquanta, per motivi storici e sociologici, tale celebrazione veniva anticipata al sabato mattina con la presenza di pochi fedeli. Ora che questo preziosissimo “tesoro” è stato riscoperto, ogni comunità dovrebbe orientare tutte le iniziative pastorali verso questa “fonte e apice” dell’esperienza cristiana, con quella suggestiva liturgia che è la madre di tutte le celebrazioni cristiane.
In questa notte santa, infatti, nell’esultanza dell’assemblea viene benedetto il “fuoco nuovo” da cui attingere la Luce per il Cero pasquale, simbolo di Cristo Risorto. Viene poi offerto un tempo per l’Ascolto della Parola di Dio, che attraverso alcuni brani centrali della Bibbia “ fa memoria viva” della storia della nostra Salvezza, dalla Creazione alla Pasqua. Il terzo momento è dedicato alla benedizione dell’acqua per i nuovi battezzati e per il rinnovo delle promesse fatte nel nostro Battesimo; una volta i Battesimi venivano conferiti normalmente solo in questa circostanza. Infine la celebrazione dell’Eucaristia, quale rinnovazione della Morte e Risurrezione del Signore, conclude una “ Notte veramente mirabile” per chi ha fede o ha bisogno di fede.
Privilegiare possibilmente la propria Comunità
Ecco perché sarebbe bello, come raccomanda la Chiesa, che ciascuno celebrasse questa ineguagliabile Liturgia, insieme alla propria Comunità di appartenenza; perché è in essa che un cristiano è generato e rigenerato coi Sacramenti, con la Parola e con la Fraternità. Il cristiano, in quanto tale, non è mai un “battitore libero”, né tanto meno, un mendicante “senza fissa dimora”. Ciò non significa che coloro che hanno legami cristiani diversi da quelli della parrocchia in cui risiedono, debbano per forza frequentarla, ma ciascuno può scegliersi, per motivi seri, la comunità cui si sente maggiormente legato; ci sono poi coloro che in queste occasioni ritornano alle radici della loro fede, presso i loro famigliari e amici lontani; questi possono ben rinnovare in tale occasione la freschezza del loro cammino cristiano giovanile, senza dimenticare la comunità della loro nuova appartenenza.
Avvenimenti parrocchiali anche dopo Pasqua.
Avremmo voluto, quest’anno, celebrare nella Notte Pasquale la Cresima e la Prima Comunione dei nostri ragazzi che sono giunti al termine dei cinque anni di “percorso catecumenale”, come fanno altre diocesi a noi vicine; ma essendo il Vescovo impegnato nella celebrazione della Veglia in cattedrale, non potrebbe presiedere un avvenimento cui anche egli tiene molto, perché è la prima esperienza per la nostra diocesi. Allora questa grande liturgia sarà posticipata al primo Maggio, in occasione della nostra festa patronale. Inoltre Domenica 3, sempre nell’ambito delle feste parrocchiali, la Comunità vuol ricordare con un’apposita celebrazione il 25° di parrocchialità del sottoscritto. Ho accettato volentieri questa proposta, così come accetterò quella per il giubileo sacerdotale (50 anni!) l’11 ottobre prossimo; tutto ciò alla precisa condizione che non siano celebrazioni rivolte alla mia persona, ma solo per riscoprire la bellezza della comunità riunita attorno al parroco e poi per rìngraziare il Signore del dono del sacerdozio in un tempo tanto difficile per le vocazioni.
Intanto invio a tutti voi, specialmente a chi vive particolari difficoltà e sofferenza, un grande e cordiale augurio di una Santa Pace pasquale!