GLI ANIMALI NELLA BIBBIA E NELLA TRADIZIONE

Innumerevoli sono gli animali presenti nella Bibbia. Persino il libro della Sapienza contrappone rane e quaglie, cavallette e serpente (cap. 16). Molti di questi animali vengono citati, raffigurati e valorizzati nella Tradizione scritta e figurata. Ne prendiamo in esame solo alcuni:

  • la cerva: <<Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?>> (Salmo 42,2-495). La metafora della cerva assetata che dopo lungo peregrinare giunge presso un ruscello secco e inaridito, è molto forte e ricca, è di casa nella letteratura spirituale, nei bassorilievi e negli affreschi delle nostre cattedrali;
  • l’agnello: per il candore è simbolo di mitezza, di innocenza e di purezza. Il profeta Isaia descrive il Messia <<come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori >> (53,7). Animale sacrificale per eccellenza, è dunque simbolo di Cristo e del suo sacrificio. Prima della Comunione si prega con l’invocazione “Agnello di Dio”;
  • pecore e lupi: Gesù utilizza i simboli degli animali per dare insegnamenti ai suoi discepoli: <<“Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe>> (Mt 10,16). Ricordiamo poi tutti la parabola della pecorella smarrita (Lc 15,3-7). Una delle prime raffigurazioni del cristianesimo è quella di ‘Gesù Buon Pastore’;
  • l’asino: ha significati contradditori. Considerato animale stupido e testardo, nella Bibbia viene menzionato in contesti positivi: l’asina parlante di Balaam capisce il volere di Dio più degli uomini (Nm 22.2). L’asino e il bue del Presepio fanno riferimento alle parole del profeta Isaia: <<Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone>> (1,3). Gesù entra trionfalmente in Gerusalemme non su un cavallo bianco come gli imperatori, ma cavalcando un puledro d’asina (Mt 21,2);
  • il maiale: animale disprezzato e ritenuto impuro presso gli Ebrei. Nell’episodio evangelico dell’indemoniato di Gerasa, i demoni entrano nei porci di una mandria e si gettano nel lago. E’ poi famoso il detto di Gesù: <<Non gettate le perle ai porci>> (Mt 7,6);
  • il serpente: assume l’aspetto del seduttore e del demoniaco dal Paradiso terrestre in poi;
  • il drago: nella tradizione mitologica, poi ripresa nella raffigurazioni cristiane, ha forma serpentina e nell’immaginario collettivo è portatore di morte e distruzione. Il profeta Isaia assicura il popolo che Dio lo libererà dalla forze maligne perché «ucciderà il drago che sta nel mare» (cfr. 27,1) .  L'Apocalisse identifica il drago come "il serpente antico" che causò il primo peccato dell'umanità (cfr. Gen 3,1-3). «ll grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (cfr. Ap 12, 9 ). Il drago (con sette teste e dieci corna) è simbolo del male che agisce nella storia umana insinuandosi con grande astuzia nei vari strati della vita sociale
    Nell’Apocalisse un drago come principio di Satana perseguita la donna vestita di sole che partorisce il (Cristo) bambino; viene fatto cadere dall’arcangelo Michele;
  • la balena: simbolo del buio degli abissi, ricorre nel racconto di Giona, inghiottito da un grosso pesce e rigettato a terra da questo (Gn 2,1): simbolo di morte e risurrezione di Cristo;
  • la cerva: posto in relazione all’acqua della vita: «Come la cerva anela ai rivi d'acqua, così l’anima ma a Te anela, o mio Dio» (Sal 42,1), nel Medioevo viene identificato con Cristo, che calpesta la testa del serpente;
  • le quaglie: richiamano il cibo degli Ebrei nel deserto, assieme alla manna (linfa della corteccia di alcuni alberi, dolcificante naturale dal colore bianco);
  • la colomba: dopo il diluvio universale una colomba ritorna con un ramoscello d’ulivo nel becco (Gn 8,8-12). La colomba bianca è simbolo di candore e di purezza e, soprattutto nell’arte cristiana, dello Spirito Santo, con riferimento al Battesimo di Cristo (Mt 3,16);
  • gli uccelli del cielo: Gesù di Nazaret invita i suoi seguaci ad imitarli, poiché loro <<non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre>> (Mt 6,26). Per Gesù di Nazaret sono simboli di libertà e di affidamento: <<Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri>> (Mt 10, 29-31). A chi vuole entrare nel gruppo dei discepoli dice: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20).
  • La predica agli uccelli (raffigurata da Giotto nella basilica superiore di Assisi) è un episodio famoso della vita di San Francesco, che prediligeva le creature aeree: «I fratelli uccelli stanno lodando il loro Creatore; andiamo in mezzo a loro a recitare insieme le lodi al Signore»;
  • il gallo: rimanda al risveglio. Nei Vangeli richiama il tradimento di Pietro. Nella tradizione è simbolo della risurrezione e del ritorno di Cristo nel giorno del giudizio;
  • il leone: ha valenza sia positiva che negativa. Dio è simile al leone per il suo potere e la sua giustizia (Is 31,4); la tribù di Giuda è paragonata a un leone (Gn 49,9), lo stesso Cristo si chiama “il leone di Giuda” (Ap 5,5). D’altra parte però anche il diavolo è collegato al leone. Nel Medioevo è simbolo della risurrezione di Cristo e posto davanti ai portali delle cattedrali. Il leone alato è simbolo dell’evangelista Marco-;
  • il pesce: i primi discepoli di Gesù erano dei pescatori. I vangeli ricordano la pesca miracolosa all’inizio della vita pubblica di Cristo (Lc 5,1-11) e quella dopo la risurrezione col bottino di 153 grossi pesci nella rete (Gv 21-1-14). Uno dei più antichi simboli di Cristo, gli studiosi collegano il termine greco di pesce (ichthys) con l’acrostico delle parole ‘Jesous Christos Theou Yos Soter’ (Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore).
  • Anche gli insetti sono presenti nella Bibbia. Tra questi:
  • le locuste: simili alle cavallette, sono menzionate in una delle piaghe che hanno colpito l’Egitto al tempo di Mosé (Es 10,13). Erano il cibo del Battista assieme al miele selvatico. Nell’Apocalisse la visione delle cavallette viene interpretata come un’immagine simbolica degli eretici o delle potenze demoniache;
  • mosche, mosconi e zanzare: nella Bibbia rappresentano ciò che è male. Basti pensare alla terza piaga d’Egitto (zanzare) e alla quarta (mosche) (Es. 8, 16-32). La tradizione le considera addirittura discendenti del diavolo;
  • l’ape: troviamo nella Bibbia più di 60 riferimenti, diretti o indiretti, a questo piccolo insetto e al miele (o al favo di miele), sempre positivi. Ad essa sono collegate diverse qualità, tra cui lo zelo, l’organizzazione, la purezza poiché evita ciò che è impuro e vive del profumo dei fiori. Rimanda poi alla dolcezza del miele: la Terra promessa è descritta come una terra in cui scorre ‘latte e miele’.

 

SAN FRANCESCO, GLI ANIMALI, GLI INSETTI

Francesco fu un poeta capace di captare il messaggio trascendente e sacramentale proclamato da tutte le creature. Egli non si limita a cantare per mezzo delle creature: canta ‘con tutte le creature’. Da notare che nel Cantico non compaiono gli animali: in essi Francesco vedeva o il Creatore che li aveva fatti o il Redentore che essi simboleggiano: prova affetto per un verme perché nella Scrittura è detto «io sono un verme e non uomo». Predica agli uccelli del cielo e ai pesci del mare. Ammansisce il lupo di Gubbio. Si fa amico della cicala, così come racconta, nel Trattato dei Miracoli, Tommaso da Celano, biografo di Francesco: <<Accanto alla cella del Santo di Dio, presso la Porziuncola, una cicala, che stava di solito su un fico, cantava frequentemente con la consueta dolcezza. Il beato padre una volta, stendendo la mano, la chiamò con dolcezza verso di sé: "Sorella mia cicala, vieni da me!". Ed essa, come dotata di ragione, subito si pose sulla sua mano. Ed egli rivolto ad essa: "Canta, sorella mia cicala, e loda con la tua letizia il Signore Creatore". La cicala, obbedendo senza indugio, cominciò a cantare, senza tregua finché l'uomo di Dio, unendo la sua lode ai canti di lei, le permise di tornarsene nel suo solito posto, nel quale essa rimase ininterrottamente come fosse legata per otto giorni. E il Santo ogni volta che usciva dalla cella, le ordinava, accarezzandola con le mani, di cantare ed essa era sempre sollecita ad obbedire alle sue richieste. Il Santo disse ai compagni: "Diamo ormai libertà a nostra sorella cicala, che fino ad ora ci ha rallegrati abbastanza, in modo che la nostra carne non si glorii vanamente per tal fatto". E subito essa, da lui licenziata si allontanò senza farsi vedere più. I frati furono molto stupiti di ciò>>.

 

 

 

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