IL TERMINE ‘LUCE’ NELLA BIBBIA

Se ‘Dio’ Significa ‘luce’, nella Bibbia Dio è presentato «avvolto di luce come di un manto» (Sal 104,2); davanti a Lui nemmeno le tenebre sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per Lui le tenebre cono come luce» (Sal 139,12).

Nel Salmo 4,7 siamo invitati a pregare: «Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto».

Il profeta Isaia esclama: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (Is 9,1-2).

San Paolo chiama i seguaci di Cristo «figli della luce» (Ef 5,8).

Gesù si definisce «la luce del mondo» (Gv 8,12); «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9), e dichiara: «Come luce sono venuto perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,46).

Ispirandosi al Primo Testamento la Chiesa si è servita con una certa familiarità del sole come simbolo di Dio. Il libro di Malachia insegna che per coloro che venerano il nome di Dio «sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia» (3,20). Più tardi il termine “sole di giustizia” verrà attribuito unicamente a Cristo.

Le religioni dell’Impero romano hanno in parte assorbito i culti misterici orientali (fin dopo Costantino - IV° sec d.C.): quelli Iside e Osiride, Cibele e Attis, Adoni e il mitraismo. Essi erano molto popolari perché offrivano risposte a domande riguardanti l’oltretomba e la salvezza definitiva.

I primi cristiani non hanno ignorato questo desiderio di unità, di amore e di pace. Fin dagli inizi essi hanno celebrato il più grande dei misteri, la risurrezione di Cristo, nel giorno del sole ‘dies solis’, (sunday in inglese ancora oggi), il giorno consacrato all’Elios che è diventato ‘Dominae dies’, giorno del Signore: la domenica.

I cristiani hanno da sempre reso grazie per la resurrezione di Cristo celebrando l’Eucaristia: «Noi teniamo la nostra assemblea comune nel giorno del Sole perché questo è il primo giorno in cui Dio mise in fuga tenebra e caos e fece il mondo, e nello stesso giorno Gesù Cristo nostro salvatore è risorto dai morti: nel giorno del Sole, che segue il giorno di Saturno (sabato), egli apparve ai suoi apostoli e discepoli e insegnò loro queste cose che noi abbiamo trasmesso a voi per la vostra riflessione» (Apologia I, 67).

Tutte le chiese antiche (anche il nostro duomo) sono orientate a est, verso il sole che sorge. Il nostro duomo ha una particolarità interessantissima (per comprendere come i costruttori tenevano ben presente la simbologia del sole e delle stagioni): il 21 giugno, solstizio d’estate, alle ore 12, di tutta la facciata della cattedrale, il sole illumina solo la criniera del leone posto sulla torre di destra (torre del Trabucco), simbolo di Cristo luce del mondo!

La festa romana del Sole Invitto, poi, è diventata la commemorazione del Natale. Ai vespri del 21 dicembre ogni anno, in preparazione del Natale, si canta questa grande Antifona: «O sole che sorgi, tu sei lo splendore dell’eterna luce e il sole di giustizia, Vieni e illumina quelli che siedono nella tenebra e nell’ombra della morte». Qui è chiaro il riferimento al ‘Benedictus’, il cantico di Zaccaria quando Gesù è stato presentato al tempio (Lc 1,68-79).


SAN FRANCESCO, IL SOLE E IL FUOCO

Nello ‘Specchio di Perfezione’ (opera del 1300 di un autore anonimo sulla vita di san Francesco), parlando dell’amore del santo d’Assisi per il sole, l’autore spiega: «Al di sopra di tutte le creature dotate di ragione egli ebbe un particolare amore per il sole e per il fuoco. Era solito dire: “All’alba, quando sorge il sole, tutti gli uomini dovrebbero lodare Dio che lo ha creato a nostro vantaggio, e per suo mezzo dà luce ai nostri occhi durante il giorno. E quando cala la notte tutti gli uomini dovrebbero lodare Dio per frate Fuoco, per mezzo del quale egli dà luce ai nostri occhi nelle tenebre. Noi infatti siamo tutti ciechi e per mezzo di questi due nostri fratelli Dio dà luce ai nostri occhi, affinché noi rendiamo speciali lodi al nostro Creatore per queste e per le altre creature, poste a nostro servizio giorno per giorno» (119).

Quasi alla fine della sua esistenza, Francesco passò cinquanta giorni a San Damiano, completamente cieco. Fu un periodo di purificazione e di illuminazione interiore: infatti ricevette la grazia di sapere che sarebbe certamente entrato nel regno di Dio: In quel periodo compose il Cantico. Con chiarezza incomparabile egli percepì l’unità fondamentale di tutte le creature e il suo posto come frate in mezzo a loro.

Tutto questo non è lontano da noi. Nell’abside del nostro Duomo, accanto alla destra del Cristo giudice, dal volto mite, con le braccia allargate e con le mani aperte col segno dei chiodi, è raffigurato san Francesco. Il “Poverello” nel 1215 fece sosta a Borgo San Donnino in località Zappella, dove operò il miracolo dei pani. Nell’abside viene affrescato con la stessa statura di Cristo (alter Christus), con il palmo della mano sinistra che mostra le stimmate e con la mano destra alzata con il Vangelo eterno.

 

 

 

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