UNA STORIA DI PORCOSPINI
Durante l’estate, una famiglia di porcospini venne ad abitare in un boschetto. Faceva caldo e ogni porcospino saltellava nel suo angolino, giocava a nascondino dentro i ciuffi d’erba. Alla sera si addormentavano tranquillamente sotto la volta del cielo stellato.
Poi, giunse l’autunno e i porcospini cominciarono a sentire freddo, così la notte trovavano riparo dentro i mucchi di foglie secche che per loro erano come un soffice letto caldo.
Passò qualche tempo e un giorno, al risveglio, videro cadere i primi fiocchi di neve che ben presto coprirono tutto di un bel manto bianco. La neve dava molto fastidio ai porcospini. La notte si arrotolavano come una palla per tenersi caldi ma non c’era niente da fare, tremavano e battevano i denti per tutto il tempo. Che cosa potevano fare per riscaldarsi?
Decisero di radunarsi per discutere il problema e trovare una soluzione. Alla riunione uno di loro disse: “Gli uccelli nei loro nidi si riscaldano mettendosi gli uni vicino agli altri; i vitellini si riscaldano vicino al corpo della loro mamma… Perché non facciamo lo stesso anche noi?”. E così fecero.
Giunta la sera, i porcospini, pieni di entusiasmo e infreddoliti, si precipitarono gli uni contro gli altri per stare vicini e tenersi caldi. Ma da tutte le parti si alzarono grida di dolore e di lamento: “Ahi! Mi fai male! Mi pungi tutto!”. I nostri porcospini erano tutti doloranti per le punture che si erano presi. La soluzione era stata peggiore del male perché le punture li facevano soffrire più del freddo!
Tennero allora un’altra riunione di consiglio. Uno di loro propose: “E se provassimo a venire gli uni vicino agli altri dolcemente, senza precipitarci addosso?”. E così fecero.
Giunta la sera, i porcospini abbassarono gli aculei e si avvicinarono dolcemente gli uni agli altri, stringendosi piano piano. Quella notte il sonno fu piacevole e tranquillo e al mattino seguente si svegliarono quando il sole era alto all’orizzonte. Da molto tempo non avevano passato una notte così tranquilla.
(Arthur Schopenhauer)