Lettera alla Comunità

Carissimi amici tutti della Comunità di San Giuseppe Lavoratore,

busso alla vostra porta con questo scritto, frutto dell’ultimo incontro in streaming con il consiglio Pastorale Parrocchiale dove ci siamo confrontati su come ciascuno sta vivendo questo tempo di pandemia, come lo sta vivendo la comunità tutta, come prepararci al futuro.
A fronte di chi ha riscoperto la Chiesa domestica con la preghiera comune, c’è stato chi ha vissuto la separazione per motivi prudenziali o per un lutto. Chi ha avuto più tempo per letture e riflessioni e chi per lavoro non ha potuto nemmeno seguire il triduo pasquale in televisione, salvo raccogliersi nella preghiera personale quando alla sera tornava a casa dopo la giornata in prima linea. C’è stato chi ha lavorato di creatività per la didattica a distanza e chi si è ritrovato nella difficoltà di gestire un presente con troppe incognite per il futuro.

1. Ci siamo accorti che in questo periodo è necessaria una solida “spiritualità” che non è solo dire le preghiere o leggere qualche brano della Parola di Dio. Spiritualità è quello sguardo sulla vita che non parte solo dai propri bisogni personali o familiari, ma poggia su quei grandi valori che allargano il cuore a misura di tutti, diventa sogno, si tramuta in ideali, diventa impegno e passione. 
In questo senso tutti possono avere una spiritualità e un motivo profondo per esserci, stando in piedi, pronti a mettersi al servizio. Allora anche in questo tempo non ci afflosciamo sul divano, ma diventiamo come una molla che si carica per partire.

2. Abbiamo vissuto relazioni, celebrazioni, molto essenziali, senza orpelli o fronzoli con l’attenzione catturata dai contenuti più che dagli effetti speciali. Siamo stati richiamati a quello che è davvero importante, senza perderci in particolari forse anche belli ma non fondamentali. Delle migliaia di messaggi audio o video che sono girati in queste settimane forse ci è rimasto impresso quel dirsi gli uni gli altri: “ci sono anche io… ci siamo anche noi…” e nel condividere anche piccole cose abbiamo sorseggiato un po' di comunione e comunità.

3. Si è realizzata in questo periodo una forte sinergia tra Comune, Diocesi, Caritas e Parrocchie collaborando per la trasmissione delle celebrazioni pasquali, per la consegna della spesa, delle medicine, delle mascherine, come dell’ulivo e dei buoni spesa a domicilio per le persone più anziane o impossibilitate ad uscire. 
Persone credenti o non credenti, unite nel servizio, nel dare il meglio di sé riconoscendo il meglio dell’altro; tutto ciò mi lascia una bellissima impressione e la speranza che, fatte salve le competenze di ciascuno, ci sia anche in futuro la possibilità di agire uniti per il bene di tutti.

4. Ci siamo abituati alle lezioni in streaming, alle messe in televisione e ai funerali ridotti alla sola benedizione. Qualcuno si sta abituando a lavorare da casa, altri valorizzano le consegne a domicilio, di tutto. Molti aspetti di queste novità sono positivi e apriranno delle nuove possibilità per il futuro. 
Come Parrocchia, penso di poter dire che non ci vogliamo abituare al tutto virtuale. C’è una corporeità che deve avere un suo spazio perché “il Verbo si è fatto Carne” cantavamo a Natale, e ad ogni Eucarestia diciamo “questo è il mio corpo”. I Sacramenti, tutti, hanno a che fare con il nostro corpo. Anche la preghiera coinvolge il nostro corpo con le varie modalità: seduto, in ginocchio, in piedi, che hanno significati diversi a seconda dei tempi e dei luoghi vissuti. Anche i nostri ragazzi hanno una corporeità che sta crescendo e il perpetuare una situazione da “divano” rischia di rattrappire loro la mente e il cuore, oltre che il corpo. 
Perciò aiutiamoci a vivere la distanza e il virtuale del tempo di emergenza come preparazione al tempo in cui ci potremo ancora incontrare come persone fatte di anima e corpo. 
Nei tempi e nei modi che ci saranno suggeriti e consentiti, cercheremo di essere una Comunità all’altezza della situazione.

Con il cuore ferito, con il desiderio di rivederci tutti, con la speranza che ci viene dal Signore, un saluto e una benedizione.

Don Mauro Manica

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